Il giro armonico

Certamente sarà capitato decine e decine di volte di sentire parlare di giro armonico senza sapere esattamente cosa esso sia.

Per convenzione indichiamo con la dicitura giro armonico una sequenza di accordi ripetuti con un ordine preciso.

Cosa vuol dire ripetere una sequenza di accordi?

Quando suoniamo gli accordi in successione cerchiamo di dare ad essi un senso logico e, soprattutto, musicale.

Questa successione di ordine logico è stata denominata (impropriamente) giro armonico.

 

Perché impropriamente giro armonico?

Perché in realtà quando parliamo di giro armonico nell’armonia e della musica classica, intendiamo il cosiddetto circolo delle quinte.

Nella musica moderna, al contrario, quando parliamo di giro armonico indichiamo una successione di accordi che, come abbiamo già detto, vengono eseguiti sempre con lo stesso ordine.

 

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Per arrivare subito al sodo voglio farvi un esempio:

I quattro accordi appena indicati se eseguiti uno di seguito all’altro creano un giro armonico. Per l’esattezza parliamo del GIRO DI DO.

Quando si scrive una canzone, il più delle volte, si utilizza un giro armonico simile a quello che abbiamo appena indicato.

Ma che ruolo hanno e quale funzione rivestono gli accordi che abbiamo indicato nel giro di do?

La sequenza degli accordi che abbiamo indicato precedentemente è una sequenza del tipo Primo, Sesto, Secondo, Quinto.

Cosa viuol dire: primo, sesto, secondo, quinto?

I numeri romani, perché così vengono indicati gli accordi posizionati su una scala, rappresentano i gradi della scala stessa.

Per portare un esempio pratico pensiamo alla scala di do:

La scala di do non è altro che la successione delle note che tutti noi conosciamo

Do-re-mi-fa-solo-la-si

La sequenza delle sette note ordinata è chiamata in gergo scala di do maggiore.

Quindi la scala è una successione di note con un ordine ben preciso.

Se sotto ad ogni nota della scala di do mettessimo i numeri romani quello che potremmo avere è esattamente quello che vedete di seguito:

Come potete notare ad ogni nota corrisponde un numero romano.

Guardando la tastiera del pianoforte rappresentata di seguito, vi renderete conto che tra il mi e il fa e il si e il do non sono presenti tasti neri.

tastiera-musicale

 

Perché tra il Mi e il Fa e il Si e il DO non sono presenti i tasti neri?

Per comprendere questa domanda, dovete sapere innanzitutto che nella musica esistono delle distanze tra le note e che la distanza più piccola tra due note si chiama semitono.

Come potete notare nella tastiera riportata nel nostro esempio tra il mi fa non ci sono tasti neri.

Nella tastiera del nostro esempio i semitoni si trovano soltanto tra il il mi e il fa e il si e il do.

In tutti gli altri intervalli è sempre presente un tasto nero che rappresenta un ulteriore semitono per cui, facendo un esempio, tra il sol e la il è presente un tasto nero che aumenta la distanza tra le due note per cui in totale la distanza tra il sol e il sarà di due semitoni e non di un solo semitono.

Perché è importante conoscere la distanza dei toni e dei semitoni?

È importantissimo conoscere la distanza tra tono e semitono di due note perché essa indica l’ampiezza dell’intervallo e ci dice, per quanto riguarda il nostro studio, che tipo di accordo andiamo a creare con quelle note e quei determinati intervalli.

Per essere concreti, guardando la tastiera, vi renderete conto che tra il do e il mi esistono quattro semitoni (si considera anche l’ultimo tasto, quello di arrivo).

Guardando la tastiera vi renderete conto anche che c’è un primo semitono che va da do a do diesis, un secondo semitono che va do diesis a re, un terzo semitono che va a da re a re diesis, un quarto semitono che va da re diesis a mi.

Volendo raggruppare i due semitoni in un unico tono possiamo affermare che tra il do e il mi la distanza è di due toni.

Guardando, ad esempio, la distanza tra il mi e il sol, invece, vi renderete conto che ci sono un un tono e un semitono.

Il semitono si trova tra il il mi e il fa e il tono si trova tra il fa e il sol.

Per cui la distanza sarà di un tono e mezzo.

Tornando alla creazione degli accordi, possiamo notare che non tutti hanno gli stessi intervalli.

Che cosa vuol dire che non tutti gli accordi hanno gli stessi intervalli?

Vuol dire che alcuni accordi, ad esempio quello composto dalle note DO-MI-SOL hanno un’alternanza di due toni (tra do e mi) e un tono e mezzo (tra mi e sol).

Per essere concreti vi riporto due esempi:

L’accordo DO-MI-SOL che in musica chiamiamo DO maggiore è costituito da una distanza di due toni tra il do e il mi e un tono e mezzo tra il mi e il sol.

Se invece pensiamo all’accordo RE-FA-LA, che chiamiamo in gergo musicale Re minore, possiamo notare che tra il re e il fa c’è un intervallo di un tono e mezzo mentre tra il fa e il la c’è un intervallo di due toni.

Esiste una terza tipologia di accordo che è composta esclusivamente dall’intervallo di un tono e mezzo tra ogni nota.

 

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Se prendiamo l’esempio delle note SI-RE-FA possiamo notare che tra il si e il re l’intervallo è di un tono e mezzo così come è di un tono e mezzo l’intervallo tra il re e il fa. In quel caso parliamo di accordo diminuito.

Riassumendo quindi quanto abbiamo detto in precedenza le categorie di accordi fondamentali sono tre:

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In una scala maggiore le posizioni degli accordi che vengono generati sopra ogni singola nota è sempre la stessa.

Tornando al nostro giro armonico necessario per capire come scrivere una canzone partendo da zero, ci rendiamo conto di come la sequenza degli accordi da cui eravamo partiti (primo, sesto, secondo, quinto) sarà sempre uguale a prescindere dalla scala e quindi dalla tonalità nella quale suoneremo.

Conoscere la disposizione degli accordi è molto utile soprattutto quando si accompagna una voce in caso di cambiamenti di tonalità repentini o improvvisi.

Quale funzione ha il giro armonico?

Il giro armonico ha la funzione simile a quella di un elastico nella fionda.

 

Che cosa vuol dire che il giro armonico è come l’elastico di una fionda?

Nella musica ciò che fa la differenza nella successione corretta degli accordi è la tensione musicale che essi stessi generano.

Mi spiego meglio:

prendiamo ad esempio il GIRO DI DO e quindi tenendo presente gli accordi come abbiamo prima elencati cioè: Do maggiore, La minore, Re minore e Sol Maggiore e leggendo esattamente questi accordi uno di seguito all’altro così come li abbiamo elencati, possiamo simulare che questa sequenza è esattamente come un elastico che viene caricato fino alla massima tensione dove il punto di partenza è il do e il punto di arrivo è il sol.

È molto importante capire quali sono il punto di partenza e il punto di arrivo di un giro armonico perché servono per stabilire quando la sequenza inizia e quando la sequenza finisce.

Solitamente nella musica tonale la sequenza inizia con l’accordo che da anche il nome alla scala.

Pensando alla scala di Do maggiore, e quindi al giro di Do, il punto di partenza sarà, appunto, Do maggiore.

Il punto di massima tensione sarà il Sol Maggiore.

La tensione armonica è un discorso molto complesso perché legato allo sviluppo, appunto, degli armonici generati da ogni singola nota.

In questa sede non avremo possibilità di approfondire il discorso degli armonici di ogni singola nota per cui dovremo accontentarci di sapere che il primo grado della scala è il punto di partenza mentre il quinto grado della scala è il punto di arrivo tutto ciò che si trova tra il primo e il quinto grado serve per aumentare la tensione armonica che dobbiamo generare nel giro armonico.

Abbiamo sempre fatto l’esempio nella tonalità di do maggiore ma lo stesso potrebbe accadere se il brano fosse in sol maggiore dove a quel punto il sol sarebbe il primo grado della scala e il re maggiore sarebbe il quinto grado della scala.

Rispettando la sequenza degli accordi come nell’esempio fatto in do maggiore possiamo notare che gli accordi nella tonalità di sol saranno:

È molto importante notare che tra la scala di do maggiore e quella di sol maggiore alcuni accordi sono in comune per cui suonando un brano in Do Maggiore potete tranquillamente prendere anche alcuni accordi in prestito dalla scala vicina di sol maggiore e fare le cosiddette sostituzioni armoniche che creano un movimento all’interno dello stesso giro armonico.

Se volessimo ampliare il nostro giro di do, ad esempio, potremmo partire dalla tonalità di do con il primo accordo che è Do maggiore e poi cambiare il ruolo ad ogni singolo accordo.

Cosa vuol dire cambiare la funzione di ogni singolo accordo?

Vuol dire che se per esempio consideriamo il La minore come sesto grado di Do maggiore, probabilmente a seguire metteremo un Re minore che è il secondo grado di Do maggiore.

Tuttavia, se considerassimo il la minore come il secondo accordo della scala di sol maggiore potremmo proseguire con l’accordo di Re maggiore che è il quinto grado della scala di Sol per cui la nostra sequenza diventerebbe:

Per dare una certa varietà al nostro giro di Do possiamo giocare tra le tonalità vicine e prendere in prestito altri accordi. Questo lo possiamo fare con tutte le tonalità presenti.

Ora che sappiamo quali sono le funzioni degli accordi e come creare delle piccole sostituzioni armoniche è il momento di cominciare a ipotizzare un nostro giro armonico.

Di seguito alcuni dei giri armonici più utilizzati nella musica pop moderna:

 

Una volta acquisite le competenze sul giro armonico, avrete anche la possibilità di capire esattamente come scrivere una canzone partendo da zero.

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