Orchestrazione – Come distribuire le voci
Uno degli scogli più grandi che ci si trova ad affrontare nell’orchestrazione, è come distribuire le voci.
Cosa vuol dire distribuire le voci nell’orchestra?
Per semplicità cercherò di generalizzare e riassumere il tutto partendo da un singolo accordo.
Supponiamo che tu debba orchestrare un accordo, quindi senza muovere le voci, lasciando solo la nota tenuta.
La distribuzione delle voci è legata, nel nostro caso in particolare, anche alla distribuzione dei suoni, cioè a chi faccio suonare quella specifica nota.
Questo significa in breve distribuire le voci.
Nell’orchestrazione le scelte da fare sono sempre diverse e molte possono essere “errate” poiché generano un cattivo effetto sonoro.
Quindi, come facciamo a stabilire cosa è giusto e cosa no?
Come distribuire le voci di un accordo in orchestra?
L’orchestrazione è un’arte, e come tutte le arti è anche soggetta al gusto di chi ne fruisce.
Mi è capitato spesso di sentir criticare da docenti di conservatorio le orchestrazioni di molti compositori tra cui alcuni grandi del passato o di alcuni nostri contemporanei ma senza riuscire a dare un’alternativa valida a ciò che era già stato scritto.
Il discorso della disposizione delle voci in orchestra è assolutamente personale e legato a ciò che con la nostra tecnica di scrittura vogliamo dire in quel momento.
Come distribuire le voci in un’orchestra sinfonica
Prendendo in esame l’immagine riportata, la mia scelta di orchestrazione è incentrata sul far emergere la tonica dell’accordo.
Infatti, come puoi notare dall’immagine, la distribuzione delle voci fa sì che il Re, la tonica, sia ben presente.
Ho preso un esempio con un organico relativamente piccolo, senza tromboni, tuba e percussioni, solo i timpani.
Naturalmente la mia scelta è legata a quel determinato momento ma avrei potuto pensare di cambiare radicalmente la distribuzione delle voci mettendo, ad esempio, celli e contrabbassi all’unisono e facendo suonare i violini primi e secondi un’ottava più alta.
In questo caso avrei avuto molta meno profondità nell’accordo e avrei evidenziato di molto la parte acuta.
In quel caso, inoltre, avrei indebolito la sonorità dei due flauti perché sarebbero stati all’unisono con i violini primi.
Lasciando invece tutto come scritto e spostando soltando il timpano di un’ottava più in alto, avrei perso la dinamica e la profondità che i timpani riescono a dare insieme ai contrabbassi, soprattutto su certe frequenze.
Come avrai potuto notare, le tipologie di distribuzione delle voci sono davvero moltissime e personalmente non credo esista sempre un concetto di giusto e sbaglaito.
Ciò che esiste di sicuro, è il risultato sonoro che vuoi ottenere con la tua orchestrazione, in un determinato momento.
Per capire meglio cosa vuol dire distribuire le voci in orchestra, prova a prendere questo esempio che ti ho indicato e ad orchestrarlo distribuendo le voci nei vari modi che ti vengono in mente, anche senza alcuna regola, se non quelle legate all’estensione e alle sonorità di ogni singolo strumento.
Il M° Stefano Fonzi ha lavorato come musicista per dieci anni con il M° Ennio Morricone. Ha orchestrato e composto per alcune tra le più prestigiose orchestre al mondo come la London Symphony Orchestra e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Compositore di musica per la RAI da oltre quindici anni sono sue molte delle musiche per trasmissioni e documentari. Collabora da oltre vent’anni come arrangiatore con artisti di fama internazionale tra cui Dee Dee Bridgewater, Renato Zero, Gino Paoli, Nina Zilli, Red Canzian dei Pooh, Paolo Fresu, Fabrizio Bosso e molti altri. Diplomato in percussioni al conservatorio di Santa Cecilia a Roma ha successivamente seguito i corsi di musica da film presso il Berklee College of Music di Boston.
Wikipedia: Stefano Fonzi